GLI STEMMI DEI LEONI

Costantemente, durante le mie affannose ricerche, ho sperato di imbattermi in un autentico stemma di famiglia, un reperto storico che attestasse l’esistenza di una raffigurazione del mio cognome.

Non tanto per una “sete” di sangue blu, quanto per il desiderio di poter rappresentare graficamente e simbolicamente tutto il mio lavoro. Per molti anni ho considerato prive di significato le rappresentazioni grafiche delle famiglie Leoni da me incontrate o, quanto meno, troppo distanti dal ceppo genealogico che stavo trattando.

Già mio nonno Dino, nel 1924, mentre prestava servizio militare a Napoli, trovò uno stemma dei Leoni sormontato da una corona di marchesato, ma la sua presenza, emersa dopo ottant’anni grazie alle mie ricerche, sembrava rivelarsi completamente estranea alla mia famiglia.

Gli emblemi che ho rinvenuto, forniti talvolta da improvvisati esperti, o realizzati con semplici software, apparivano di poco valore. Era difficile per me considerare legato al mio ramo genealogico lo stemma dei “Leoni” trovato sull’omonimo palazzo a Forino, quello raffigurato all’interno della Chiesa di Cupramontana o quello riprodotto sul sigillo inviatomi da un ignoto Leoni di Como.

Anche la corona di marchesato cui si faceva cenno nella dicitura dello stemma reperito da mio nonno,(avrebbe quattro fioroni d’oro, sostenuti da punte ed alternato da dodici perle) né a quella semplicemente di Nobile trovate su un altro stemma (cimato da otto perle) non mi lasciavano nulla di costruttivo. Peraltro il leone rampante era onnipresente in araldica e compariva costantemente tra gli stemmi di famiglia, in quelli delle città, nonché in quelli papali.

Il ramo dei Leoni di Bologna, non collegato alla mia famiglia ed estinto nel 1709, aveva invece caratteristiche assai più complesse.

Soltanto con l’approfondirsi della ricerca e l’individuazione delle origini fiorentine e pratesi della famiglia, si sono potuti conoscere alcuni elementi più veritieri relativi ai miei antenati Leoni, successivamente, anche la ricerche sulla leggendaria Casa Anicia hanno fatto luce sulle mie precedenti lacune in tema araldico.

Poiché il primo Francesco Leoni (o Lioni) nacque a Prato nel 1330, si potrebbe accostare questa blasonatura al suo stemma di famiglia, legato proprio ad una famiglia residente in città in quell’epoca: “D’azzurro, al leone troncato d’oro e di rosso, accompagnato da sette stelle ad otto punte d’oro, ordinate in cinta”.

(stemma dei Leoni di Prato)

Successivamente, a Firenze, le tre famiglie presenti, avevano un bel delineato stemma, che veniva descritto da Marietta De’Ricci nel libro “L’assedio di Firenze”: I primi, nobili, avevano per arme arme due leoni rossi salenti nel campo d’oro, divisi da una banda rossa. I secondi, noti come “Leoni di Pistoia" avevano nello stemma il campo orizzontalmente semipartito sopra azzurro con un leone d’oro andante, e sotto di oro con un giglio rosso nel mezzo avente due corone di alloro ai lati ed una al di sotto.

(stemmi delle tre famiglie Leoni presenti a Firenze nel 1450)

La famiglia Leoni appartenente ai notai, di cui Gabriello fu il più illustre rappresentante, aveva nello stemma un leone d’argento tenente un giglio d’oro tra le branche, rampante nel campo azzurro ed avente ai due lati due stelle dorate. Pareva quindi che dalla famiglia pratese, lo stemma si fosse leggermente modificato, conservando il campo azzurro e le stelle come elemento decorativo.

Un ulteriore stemma rinvenuto invece a Santa Sofia, nella chiesa parrocchiale, raffigurato all’interno di un dipinto e con l’indicazione “1585”, riportava un leone rampante con un giglio tenuto nella zampa destra.

Le stelle a questo punto erano sparite del tutto, ma la presenza del giglio sembra confermare la migrazione verso la Romagna dal capoluogo toscano.

Un altro stemma dei Leoni, datato 1606, è stato invece rinvenuto nella facciata dell’oratorio di Fantella, vicino a Premilcuore, nel luogo in cui vissero effettivamente molte generazioni di Leoni, discendenti da Bernardo. In quel caso, non è stato ancora possibile accertare la presenza dell’eventuale giglio.

Il prezioso libro “Nobiltà d’Italia” di Francesco Zazzera, pubblicato nel 1628, ripercorrendo la genealogia Anicia, mostra le sfumature che hanno portato alla formazione degli stemmi di famiglia, in cui ancora una volta si trova onnipresente il leone, molto probabilmente a causa dei collegamenti ricorrenti con la famiglia Pierleoni. Anche il papa Gregorio VI, il cui vero nome era Graziano Pierleoni, antenato dei Leoni, aveva due leoni nel proprio stemma, sormontato da un’aquila a due teste (forse in riferimento agli Asburgo che avevano raffigurata un’aquila bicipite nera).

Lo stemma dei Pierleoni aveva invece un unico leone sulla sinistra e tre fasce bianco-rosse sulla destra.

(stemma dei Pierleoni)

Prima dell’accelerazione nella mia ricerca, avvenuta nell’anno 2016, e vista i nizialmente l’assenza di una prova inequivocabile di uno stemma di famiglia, avevo colto l’occasione per crearne uno ex-novo, rispettando rigorosamente leggi araldiche.

Esse affermano che qualora non si appartenga a famiglia nobile o di cosiddetta “distinta civiltà”, ovvero a famiglia notabile che possieda un suo stemma da almeno cento anni, sia possibile crearne uno nuovo di tipo “borghese”. Successivamente si può registrare presso un notaio e far pubblicare sul “Foglio delle Inserzioni” della Gazzetta Ufficiale la notizia dell’avvenuto deposito del nuovo emblema. In questo libro voglio comunque limitarmi a descrivere, ovvero a blasonare, lo stemma dei Leoni che nasce nel terzo millennio con tutto il patrimonio genealogico accumulato in secoli di esistenza, lasciando eventualmente ai posteri l’onere della omologazione di tale simbolo.

Sono partito innanzitutto dal tipico “stemma borghese maschile”, costituito da scudo, elmo e penne, la cui forma semplificata può venire ridotta al solo scudo.

Obbligatoriamente l’elmo, posto sopra lo scudo e disegnato con opportune dimensioni, è raffigurato di pieno profilo a destra, con la visiera chiusa e senza collana.

Si trova privo di corona, cercine, svolazzi, cimiero e quant’altro abbellisce l’elmo in uno stemma nobile. E’ del tipo in acciaio brunito “a cancelli”, costituito da una grata sul viso del cavaliere, in uso tra il 1500 ed il 1900, nel periodo storico in cui vissero i miei antenati accertati. Sul suo capo sono poste tre piume, a ventaglio, con le cime ricadenti sul davanti, dello stesso colore dello smalto (sfondo) dello scudo.

Per quanto riguarda la forma dello scudo ho deciso di assumere quello sagomato, in uso intorno al 1700, di maggior pregio estetico, diviso in quattro parti da due linee incrociate (inquartato).

(stemma dei Leoni di Portico-Genova creata da Corrado Leoni)

Le figure rappresentate sono: il leone, l’olmo e lo scudo crociato. La rappresentazione del leone è inevitabile, viste le testimonianze giunte fino a me, e ho deciso di rafforzarla presentandola doppiamente, per enfatizzare il plurale “Leoni” del cognome. In araldica il leone, simbolo di nobiltà d’animo, resistenza virile, affabilità, viene disegnato rampante, di colore naturale, con la bocca aperta, la lingua sventolante, la coda ripiegata verso la schiena e la testa di profilo. Le altre due figure indicate nello scudo si riferiscono ai luoghi legati alla mia famiglia.

L’olmo, simbolo di Portico di Romagna, identico a quello dello stemma del relativo Comune, sta a significare il paese in cui visse la famiglia, all’inizio del XIX secolo. Lo scudo crociato bianco e rosso sono il simbolo di Genova, città nella quale il mio ramo si trasferì dal 1928 ai giorni nostri. Per la scelta dei colori l’araldica non da grosse alternative, imponendo per gli smalti (gli sfondi dello scudo) la scelta tra rosso, azzurro, verde, porpora, nero, oro e argento.

Per i leoni ho scelto il color oro, più simile degli altri al giallo di cui mi hanno parlato Virgilio e Paolo Leoni (vedi i relativi riferimenti al capitolo IV); simboleggia la fede, la giustizia, la carità, l’ umiltà, la temperanza, la clemenza, lo splendore, la gloria. Solo per un mio gusto grafico ed artistico ho dipinto lo smalto dietro gli scudi cittadini di colore rosso. Corrisponde a amore verso Dio e verso il prossimo, generosità, ma anche desiderio di vendetta.

Con la creazione di questo nuovo stemma, in piena sintonia con le attuali leggi araldiche, spero di aver colmato quella lacuna iconografica che ancora gravava nella mia ricerca. I miei discendenti potranno servirsene per registrarlo, pubblicarlo o semplicemente utilizzarlo come prova della presenza di un emblema di famiglia da molti anni.